Mutui a condizioni da saldo

La Bce ha annunciato che la politica espansiva (quantitative easing) terminerà con il 2018, scrive Il Sole 24 Ore. Ma se il Qe è stato la molla principale che ha spinto le banche ad allentare gli spread sui mutui e a praticare tassi nominali prima d’ora mai così bassi, la sua fine non sembra genererà l’effetto opposto. Almeno nell’immediato. Dalle ultime offerte si evince che i tassi da saldo proseguono e sono addirittura più bassi ora rispetto a quelli proposti in primavera. Oggi è possibile stipulare un tasso variabile, nelle migliori condizioni (quando il mutuo è inferiore alla metà del valore dell’immobile), allo 0,5%. I migliori fissi sono intorno all’1,4%. La cosa sorprendente è che sui fissi è ancora nutrito il numero di banche che – nonostante Draghi abbia annunciato la fine del piano espansivo – applica spread tra lo 0 e lo 0,1%. Essendo lo spread il margine lordo che la banca si prefigge di ottenere dal mutuo ed essendo in molti casi prossimo allo 0 significa: 1) che molte banche considerano oggi il mutuo un prodotto ponte per attirare clienti a cui vendere successivamente prodotti più profittevoli; 2) che nel futuro le banche immaginano di acquistare il denaro all’ingrosso a tassi più bassi rispetto a quelli attuali e di trasformare la differenza di questa operazione di “tesoreria” in un utile da agganciare indirettamente al mutuo. L’unica incognita sul futuro — conclude Il Sole 24 Ore — riguarda lo spread deciso dalle banche. Se queste continueranno a tenerlo pressoché azzerato sui fissi e intorno allo 0,7% sul variabile (a cui però va sottratto l’Euribor se negativo, cosa che è sempre bene verificare) i saldi proseguiranno anche quando il Qe andrà in pensione.

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